La differenza tra la sospensione dei pagamenti e il fallimento è la capacità finanziaria della società. Sebbene in entrambi i casi l’impresa non possa adempiere ai propri obblighi (pagamenti, debiti, ecc.), nel primo caso si tratta di una situazione temporanea, mentre nel secondo la circostanza è definitiva e irreversibile.
Quando un’azienda si trova in una situazione in cui non può occuparsi dei suoi pagamenti o debiti, dobbiamo distinguere due casi. Una, che corrisponde ad una sospensione dei pagamenti, in cui la situazione problematica dell’azienda è temporanea in quanto sarà in grado di rispondere ai suoi obblighi in futuro. L’altro, che chiamiamo fallimento, in cui l’azienda è un progetto che è fallito e non sarà in grado di adempiere ai suoi obblighi né nel presente né nel futuro.
Le soluzioni possibili e le aspettative dei creditori sono molto diverse in ogni caso. Di seguito vi spiegheremo in modo più dettagliato ciascuno di essi.
Sospensione dei pagamenti
Quando una società va in amministrazione controllata, ci troviamo in una situazione in cui le attività superano le passività. Pertanto, l’azienda ha la capacità di essere responsabile dei propri debiti. Tuttavia, al momento, non ha i soldi per pagarli. Si tratta quindi di una situazione temporanea, che si risolverà quando l’azienda potrà ottenere liquidità.
Vediamo un esempio: un’azienda che distribuisce vini a diversi ristoranti, consegna la merce ai propri clienti e questi ultimi dovrebbero pagarla entro 60 giorni.
Tuttavia, i ristoranti, per vari motivi, sono in ritardo nei pagamenti, per cui la società distributrice ha molte fatture da riscuotere (attività), ma nessuna liquidità (nessun contante in mano).
Il problema per questo distributore è che ha bisogno di soldi per pagare i suoi lavoratori e fornitori. Finché i ristoranti non lo pagano, l’azienda va in amministrazione controllata, ma intende pagare i suoi debiti non appena avrà i soldi.
Dichiarazione di fallimento
Quando una società dichiara il fallimento si trova in una situazione in cui il suo attivo è inferiore al passivo. Ciò significa che il valore dell’azienda non è sufficiente a soddisfare i suoi obblighi, per cui alcuni non saranno pagati.
Facciamo un esempio. Un’azienda ha creato un nuovo telefono cellulare, ha investito molto in macchinari e design, ma non è riuscita a posizionarsi sul mercato. I telefoni si accumulano nelle scatole perché nessuno li compra e cominciano a deteriorarsi. La società non ha crediti e non possiede beni immobili. Il valore di rivendita dei macchinari non copre l’importo dovuto ai fornitori e ai dipendenti.
Come possiamo vedere, questa è una situazione definitiva. L’azienda non avrà risorse in futuro perché non è stata in grado di generarle.
In breve, il fallimento è una situazione complessa poiché, per definizione, le risorse non sono sufficienti a coprire i debiti. Per poter dare priorità al pagamento dei creditori, viene generalmente stabilita una procedura di insolvenza in cui viene nominato un amministratore che sarà responsabile della gestione delle risorse disponibili e della determinazione dell’ordine di pagamento ai creditori.