In economia, l’ammortamento è la diminuzione di valore di un’attività o di una passività.
In termini commerciali, questo termine può avere significati diversi a seconda di ciò a cui si riferisce o di come viene utilizzato. In tutti i casi il valore di un’attività o di una passività è legato al tempo o alla vita utile dell‘attività o della passività, poiché, come si può intuire, tutte le attività perdono valore nel tempo, e quindi questo è uno dei modi per quantificare la perdita di valore.
Possiamo distinguere tre elementi fondamentali:
- Vita utile: questo è il numero di anni da considerare.
- Valore residuo: è il valore del bene al termine della sua vita utile.
- Base di ammortamento: differenza tra valore di acquisto e valore residuo
- Tipo: sarà il criterio utilizzato per stabilirlo (quota, usura..).
In questo senso, per un’attività l’ammortamento (contabile) sarà la diminuzione o la perdita di valore nel tempo, mentre per una passività si riferisce alla diminuzione del credito, del debito.
Nel passivo, l’ammortamento (finanziario) si riferisce alla capacità di rimborso di un prestito, in relazione al capitale del prestito, esclusi gli interessi. In un esempio pratico, immaginiamo un credito iniziale di 1000 euro, con interessi al 5% pagabili mensilmente e nel 5° e 6° anno e mese abbiamo pagato 150 euro del capitale e 180 di interessi. L’ammortamento in questo caso sarebbe di 150 euro e il capitale residuo sarebbe di 850 euro.
Esempio pratico di un bene
Immaginiamo una macchina nuova di 20.000 euro con un deprezzamento annuo del 20%, cioè 4.000 euro all’anno. Pertanto, la vita utile è di 5 anni (1/0,2) e la base per essa sarà, ad esempio, nell’anno 3 di 12.000 euro.
L’ammortamento può essere costante, o con un altro criterio, ad esempio il numero di chilometri che il veicolo compie o l’usura. Gli ammortamenti accumulati si riferiscono all’ammontare delle risorse che abbiamo ammortizzato dall’origine.